Valutazione Cognitiva e Procura Notarile

Il notaio

La relazione tra il notaio ed il suo cliente si è modificata profondamente nel corso degli ultimi decenni. L’incremento della durata della vita media cui stiamo assistendo negli ultimi anni, porta con sé anche un aumento delle patologie degenerative, non possiamo non tener conto del fatto che, il sistema arterioso del cervello, ha le stesse difficoltà del sistema circolatorio del cuore o delle reni. Maggiore è il numero di anziani nel paese e maggiore sarà l’incidenza di soggetti che presentano varie forma di demenza. Va anche detto, che le demenze spesso hanno un esordio subclinico, ben compensate da un “velo” di normalità apparente. Se aggiungiamo quei casi in cui il soggetto nega la malattia o i parenti del soggetto nascondono il disturbo del congiunto, arriviamo ad un numero piuttosto ampio di casi in cui, il notaio, può trovarsi di fronte ad un cliente che presenta decadimento cognitivo non percepibile nell’immediato.

È altresì vero che il notaio esperto, ha solitamente, buone competenze in questo campo e trascorrere un’ora o due ad approfondire la conoscenza del suo cliente, cercando di capire le sue volontà e le motivazioni che l’hanno portato da lui. Ciò può aiutarlo a comprendere, se il suo cliente sia capace o meno di compiere l’atto che gli viene richiesto.

Quando un nuovo cliente entra nello studio di un notaio, richiedendo di fare testamento, di sottoscrivere un atto di rilievo economico o una possibile fonte di pregiudizio (una procura generale, una vendita, una donazione), il professionista ha il dovere di valutare le sue condizioni psicofisiche al fine di comprendere se sia in grado di sottoscrivere l’atto richiesto. Il rischio di dare giudizi affrettati, su una presunta capacità di comprensione delle situazioni, può indurre a pensare che, se vestita bene e ben curata, una persona sia anche in grado di badare a se stessa, senza tener conto del fatto che ciò potrebbe essere il frutto dell’iniziativa altrui, non da ultimi i parenti.

Alcuni soggetti affetti da forme non gravi di disturbi psichici o deterioramento cognitivo possono essere indotti a compiere atti pregiudizievoli per loro o per altri abusando di timori (ad esempio, quello della solitudine e dell’abbandono) che un soggetto “normale” riuscirebbe a gestire in modo adeguato.

A volte, viene richiesta una valutazione medico legale della capacità a testare e della capacità di agire, comprensiva di test e di un approfondito colloquio clinico, ciò aiuta il notaio a comprendere se il suo cliente, sia, o meno, in grado di fare effettivamente quanto viene

Consigli per te:

Con l’anziano

Negli anziani, i disturbi mentali, si presentano con quadri minori, slavati, anche nascosti, improntati alle caratteristiche individuali, integrati nell’assetto esistenziale della senescenza, così da essere facilmente trascurati, sottostimati, interpretati non come emergenza patologica, ma come ovvia, scontata modalità dell’essere vecchi.

Le prestazioni psichiche dell’anziano dipendono sia da fattori cognitivi (memoria, attenzione, apprendimento, etc.) sia da fattori psicologici (emotivi, affettivi, volitivi, etc.) che pur fra loro collegati, non escludono possibili sfasature, così da potersi osservare anziani con capacità cognitive integre ma spenti e disinteressati a ciò che li circonda, o al contrario soggetti ancora attivi e vitali nonostante evidenti deficit mnesici. Ed è per questo che, la loto valutazione, necessità di una particolare preparazione specifica.

La depressione, ad esempio, può essere “mascherata” da malattie fisiche o preoccupazioni ipocondriache o addirittura può essere intesa come reattiva ad una grave malattia o ad un lutto.

L’anedonia, la perdita di interessi, la riduzione della speranza e della progettualità per il futuro, la sensazione di morte imminente come anche il rallentamento psicomotorio, la caduta dell’autostima e il pessimismo, da un osservatore meno attento, possono essere considerati espressione dell’invecchiamento psicologico anziché sintomi-chiave di un disturbo depressivo.

Medico legale o neuropsicologo?

Come affermava Franchini, “dal punto di vista medico legale non sarà sufficiente ricostruire uno stato generico di non sanità di mente, o anche di vera e propria infermità, per considerare nullo un testamento.” Tuttavia, in analogia con l’articolo ex art. 428 c.c., per stabilire l’incapacità naturale, non è necessaria la prova che il soggetto, nel momento del compimento del negozio, versasse in uno stato tale da far venir meno, in modo totale e assoluto, le facoltà psichiche, essendo sufficiente accertare che tali facoltà erano perturbate al punto da impedire al soggetto il formarsi di una volontà cosciente.

Attualmente, gli strumenti può utilizzare un medico per stabilire la presenza o meno di un decadimento cognitivo sono  il Test di Pfeiffer, Short portable mental status questionnaire, (simile al MMSE) e il Clock drawin test (Test dell’orologio), ed uno più completo, ma che richiede un po’ più di tempo, che il GPCog (General Practitioner assessment of Cognition).

Questo induce a pensare che con con solo 3 test, si abbia una gamma completa di risultati cognitivi, o minimi per capire le abilità mentali di un soggetto che sta decidendo dei suoi beni.

C’è da far notare che questi test, non dimostrano né in positivo, né in negativo, i tentativi di manipolazione dei dati e mette la situazione alla mercé di bias cognitivi.

Consigli per te:

Bibliografia

 Fellows L.K. (2006). Deciding how to decide: ventromedial frontal lobe damage affects information acquisition in multi-attribute decision making. Brain, 129, 944-952.

1.       Articolo 85 Codice penale (R.D. 19 ottobre 1930, n.1398).

2.       Articolo 418 Codice Civile

3.       Articolo 419 Codice Civile