Come usi i meccanismi di difesa?

Posted by Dott.ssa Giulia Ghiotto – Psicologo Neuropsicologo / Neuropsicologia

Nella teoria psicoanalitica, il meccanismo di difesa è una funzione propria dell’Io, attraverso la quale la persona si protegge da eccessive richieste o esperienze di pulsioni troppo intense, che altrimenti non sarebbe stato in grado di fronteggiare direttamente.

Che cosa sono i meccanismi di difesa

La prima domanda che ci poniamo è: “Che cosa sono i meccanismi di difesa?” I meccanismi di difesa, sono il modo in cui ognuno di noi, risponde in maniera difensiva agli stimoli del mondo. Questi meccanismi, descrivono il modo in cui una persona si rapporta con gli altri, con il mondo, ma anche con se stesso. In altre parole, è il modo in cui il l’Io reagisce di fronte a eventi angosciosi. 

Lo studio dei meccanismi di difesa è originato da Sigmund Freud, sviluppato poi dalla figlia Anna Freud e da altri diversi psicoanalisti. Nella sua teorizzazione principale, il meccanismo entra in azione con modalità che sta al di fuori della sfera della coscienza. Ciò significa che la persona, non è cosciente di quello che sta avvenendo nella sua mente, nel senso che non ha coscienza che sta attuando un meccanismo di difesa.

Questi meccanismi sono funzioni fondamentali per l’adattamento, in quanto servono a gestire le comuni richieste pulsionali. In tal senso non dovrebbero essere intesi come “patologici” in sé e per sé ma come risposte che l’individuo mette in atto per proteggersi da situazioni ambientali, esistenziali e relazionali dolorose o potenzialmente pericolose.

Quali sono i principali meccanismi di difesa?

Come abbiamo detto le teorie di Sigmund Freud, sono all’origine dello studio dei meccanismi di difesa. Tale teorizzazione è stata poi sviluppata da molti altri psicoanalisti, suddividendola in base al loro periodo di sviluppo. Nel loro concetto principale i meccanismi di difesa sono categorizzati come primari (immaturi) e secondari (maturi). Nel seguente elenco sono presentati in maniera mista, al solo scopo informativo.

1. Negazione

La negazione è un meccanismo di difesa che determina una compromissione dell’esame di realtà, fino alla completo oscuramento dalla coscienza dell’evento conflittuale o intollerabile, ad esempio un pensiero, delle parole o anche azioni. Tutto ciò avviene senza alcuna consapevolezza di quanto stia accadendo. In questo modo viene bloccata la consapevolezza degli eventi esterni. La negazione produce conseguenze negative nei confronti della possibilità di risoluzione di un problema, in quanto, è gravemente disadattivo e disfunzionale.

Esempio: Potresti non riconoscere (oscuramento dalla coscienza), alcuni segni evidenti che la tua relazione amorosa non funziona più. Oppure, potresti rifiutarti di accettare (compromissione esame di realtà), che una persona che dovrebbe volerti bene, come ad esempio un genitore, ha dei comportamenti che rivelino il contrario.

2. Repressione

La repressione è un meccanismo di difesa anch’esso inconscio. La sua funzione è quella di nascondere alla tua coscienza i brutti pensieri, i ricordi dolorosi o traumatici, in modo che non saltino mai più fuori. Con questo meccanismo è come se tu “decidessi” consapevolmente di “reprimere” dal campo della coscienza, la rappresentazione interna di un’esperienza angosciosa.

Esempio: Tipica è la repressione dei sentimenti negativi verso i fratelli minori o nel complesso edipico, la repressive dei pensieri aggressivi verso il genitore dello stesso sesso.

3. Proiezione

La proiezione è un meccanismo di difesa psicologica proposto da Anna Freud in cui, un individuo, attribuisce dei propri pensieri, sentimenti e motivazioni indesiderate a un’altra persona.

È un meccanismo alla base della paranoia e fa parte dei meccanismi primari-immaturi. Opera di frequente assieme alla scissione delle proprie qualità ritenute “buone” e “cattive” dove l’individuo proietta aspetti di sé che non riconosce, sugli altri.

Esempio: Un classico esempio paranoie, è rappresentato dal tipo di frase: “So che tu pensi che io non sia capace. Il tuo atteggiamento me lo fa pensare”. In realtà è lui a non sentirsi capace ma proietta questo pensiero doloro su un’altra persona.

4. Spostamento

Tramite il meccanismo dello spostamento, c’è l’investimento di sentimenti inaccettabili su un oggetto “sostitutivo”, che è in stretto rapporto simbolico con l’oggetto reale (o ne è la rappresentazione mentale). In altre parole si “sposta” la minaccia, o l’impulso incontrollabile, al di fuori del proprio corpo, riversandolo su un oggetto o su una persona. Vi è mai capitato di conoscere una persona che presenta una fobia? Questo è un esempio tipico di spostamento su cose, dove si sposta le proprie paure verso qualcosa che realmente non rappresenta una minaccia, come ad esempio i ragni.

Esempio: Un esempio piuttosto frequente di spostamento su persone, è rappresentato dalla classica persona che sembra calma e mansueta ma poi con i familiari, scarica tutta l’aggressività accumulata fuori casa.

5. Regressione

La regressione è un ritorno simbolico ad un stadio precedente (ad esempio un periodo dell’infanzia), così da permettere all’individuo di eliminare le ostilità attuali fingendo che ancora non siano avvenute. È un meccanismo di difesa facilmente riconoscibile nei bambini, dove il ritorno ad uno stadio precedente è riscontrabile in comportamenti come fare la pipi a letto o cercare molto la vicinanza materna. Negli adulti è più difficile da riconoscere e spesso può anche essere particolarmente adattiva, come nel caso della regressione come mezzo per la creatività (Regressione al servizio dell’Io, E. Kris,1952).

Esempio: Negli adulti possiamo riscontralo nell’abitudine di mangiucchiare le penne, collezionare bambole o videogiochi o in “infantilismi” messi in atto per sfuggire alle proprie responsabilità.

6. La formazione reattiva

È un meccanismo molto diffuso e può essere poco riconoscibile.  Nella formazione reattiva gli impulsi inconsci, poiché ritenuti inaccettabili per la parte cosciente, vengono convertiti nel loro opposto a livello conscio. In questo caso il soggetto decide di comportarsi nel modo opposto a quello che sente. Questo comportamento può radicarsi così profondamente nella persona, da incidere sulla costituzione di un cosiddetto “falso sé”, ossia l’individuo pensa che quella sia la sua vera personalità ma in realtà non è autentica.

Esempio: Sviluppare una benevolenza esagerata verso cose, persone o animali verso i quali in realtà si prova una ha di impulso negativo. Spesso anche il volontariato rappresenta, in qualche modo, una formazione reattiva.

6. Sublimazione

La sublimazione fa parte dei meccanismi di tipo secondari-maturi. È simile allo spostamento, ma si verifica quando l’individuo riesce a spostare le sue emozioni inaccettabili, in comportamenti costruttivi e socialmente accettabili. In alte parole c’è un cambiamento dello scopo o dell’oggetto in direzione più accettata culturalmente.

Esempio: Una persona con impulsi aggressivi, che sceglie un sport ad alto impatto fisico, oppure l’artista che trasforma le sue emozioni negative in arte o musica.

7. Razionalizzazione

Questo meccanismo comporta una distorsione cognitiva dei “fatti” per rendere meno minaccioso un evento o un impulso. Può essere considerato tra i meccanismo adattivi, anche se il suo eccesso, può arrivare a stadi disadattavi. Razionalizzando si giustifica un evento che si ritiene sia angosciante, questo permette di accettare meglio le scelte che sono state fatte. In altre parole la razionalizzazione è uno strumento logico che ti permette di spiegare alcuni atteggiamenti che altrimenti sarebbero fuori luogo o inconsci.

Esempio: Quando una persona dice a se stessa “Doveva andare così” oppure “È la volontà di Dio”.

Quando diventano patologici?

I meccanismi di difesa possono essere disadattivi e disfunzionali, quando il loro uso reiterato non porta alla risoluzione del problema, ma solo danni all’individuo. Usare i meccanismi di difesa porta, nel breve periodo, del beneficio: Questo perché solleva la persona dai sentimenti d’angoscia.  Se il loro uso  diventa eccessivamente protratto nel tempo,  non porterà alla risoluzione della situazione. Innescando così una sorta di fuga “dalla realtà” e, In tal senso, non si potrà affrontare e gestire definitivamente le situazioni.

Rimanere bloccati in una modalità difensiva immatura o totalitaria, non da modo di svilupparne di più adattive e flessibili. È normale, e in certo qual senso sano, che in te siano presenti questi meccanismi ma occhio ai campanelli d’allarme. Quando diventano sproporzionati, possono sfociare nello sviluppo di nevrosi, con stati d’ansia, fobie ossessioni etc.

Metti in pratica: come modificare i tuoi meccanismi

Cambiare i propri meccanismi di difesa non è facile ma è possibile. Come spesso consigliato all’interno di questo sito, consultare uno specialista sarà sempre un’ottima scelta. Nel frattempo quello che puoi fare tu da solo è comunque un buon inizio. 

Quindi: 

1- Accetta il fatto che anche tu usi dei meccanismi di difesa e che, probabilmente, alcuni di essi non ti piaceranno.

2- Ricorda che non sono irreversibili, possono cambiare nel tempo. Qualche volta spontaneamente, qualche altra con l’aiuto di un sostegno. 

3- Non serve ostacolarli, perchè essi sono automatici e inconsci.

4- Alcuni dei meccanismi che usi saranno adattivi, altri potrebbero essere disadattavi, se sei curioso di conoscerti più profondamente, parlane con uno specialista. 

Fonti: 

Sergio Benvenuto, La psicoanalisi e il reale. La “negazione” di Freud, Napoli, ORTHOTES, 2015

 Vaillant G.E., (1992) Ego Mechanisms of Defense: A Guide for Clinicians and Researchers. American Psychiatric Press, Washington, DC.

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