I disturbi psicosomatici 

Posted by Dott.ssa Giulia Ghiotto – Psicologo Neuropsicologo / Neuropsicologia

Il disturbo psicosomatico è la risposta fisica ad un disagio di tipo psicologico. In particolare, situazioni di stress, ansia o di fronte a situazioni con forte impatto emotivo, queste possono portare il fisico ad esprimere sotto forma di disturbi fisici, un disagio più profondo.

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Quali sono i disturbi psicosomatici?

I disturbi psicosomatici possono essere isolati e direttamente legati al vissuto emotivo della persona o possono manifestarsi come riacutizzazioni di malattie o dolori fisici. La psicosomatica, o meglio la medicina psicosomatica, studia la relazione esistente tra disturbi somatici e i fattori psicologicI. La presenza di sintomi isolati o delle riacutizzazioni, sono conseguenza di una complessa interazione di fattori che coinvolgono il sistema nervoso autonomo e forniscono una risposta vegetativa a situazioni di disagio psichico. 

Infatti, emozioni negative, come il risentimento, il rimpianto e la preoccupazione possono mantenere il sistema nervoso autonomo in uno stato di eccitazione prolungata. Di conseguenza il corpo rimane in una condizione di emergenza continua. Mantiene alto il livello di attivazione e può portare anche ad un abbassamento delle difese immunitarie, con il rischio aumentata di vulnerabilità alle malattie.

Quando la risposta agli accertamenti medici non da una motivazione chiara, il sintomo psicosomatico va valutato e considerato. Nonostante la diagnosi di disturbo psicosomatico, sia spesso essa stessa fonte di forte stress, è una strada che va percorsa per il benessere del paziente. 

Questi disturbi possono manifestarsi con diverse sfumature e possono riguardare:

Apparato gastrointestinale: gastrite psicosomatica, colite spastica psicosomatica, ulcera peptica, etc.

Apparato cardiocircolatorio: tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione essenziale, etc.

Apparato respiratorio: asma bronchiale, sindrome iperventilatoria, etc.

Apparato urogenitale: dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce o anorgasmia, enuresi, etc.

Sistema cutaneo: psoriasi, acne, dermatite psicosomatica, prurito, orticaria, secchezza della cute e delle mucose, sudorazione profusa, etc.

Sistema muscoloscheletrico: cefalea tensiva (o mal di testa), crampi muscolari, stanchezza cronica, torcicollo, fibromialgia, artrite, dolori al rachide, cefalea nucale, etc.

Questi sono i sintomi più comuni, ma ognuno somatizza in modo diverso. Anche se non c’è un reale riscontro medico, i sintomi sono realmente percepiti dal paziente, non sta fingendo, né inventando. Tutto questo malessere si ripercuote poi nella qualità della vita quotidiana. Per cui è necessario riconoscere i sintomi ed intervenire nel qui e ora, per alleviare le sintomatologie  presenti e nel lungo periodo, per fornire al paziente nuovi strumenti per fronteggiare le difficoltà.

Come riconosce i sintomi psicosomatici

A questo punto, penso ti venga spontaneo chiederti, come puoi fare per riconoscere i sintomi psicosomatici dai sintomi che non lo sono. 

La difficoltà che si viene a creare con i disturbi psicosomatici è proprio questa. Spesso fai fatica a capire se ti trovi di fronte ad un problema fisico o a qualcosa legato ad una situazione emotiva.

Un primo approccio è quello di chiederti come è il contesto e la situazione in cui vivi attualmente. Riscontri che ci siano situazioni problematiche? Hai avuto delle delusioni o devi fare della scelte importanti? Stai per iniziare o terminare un percorso fondamentale nella tua vita? Queste potrebbero essere alcune circostanze impegnative che potrebbero essere emotivamente intense da gestire.

Un secondo punto sul quale portare l’attenzione, è legato al fatto che, in linea di massima, il paziente psicosomatico tende a prediligere una chiave di lettura medica. Nel senso che, il paziente che presenta disturbi psicosomatici, non accetta di buon grado che questi non siano direttamente collegati ad un reale problema fisico (malattia fisica). Quindi, se soffri di questo genere di disturbi, è probabile che l’ultima opzione che consideri è proprio la possibilità, che non ci sia una motivazione medica, dietro al tuo malessere.  

Un terzo punto da osservare riguarda le lamentele. Infatti il paziente con disturbi psicosomatici ha la tendenza a lamentarsi in maniera sproporzionata, rispetto a quanto attestano il quadro clinico e la sua storia. Fateci caso, se avete la tendenza a parlare molto dei vostri sintomi a pensarci continuamente e a lamentarvi con le persone intorno a voi, potrebbe essere il segnale che soffrite di psicosomatismi. 

 A livello clinico, perché si possa parlare di Disturbo di Somatizzazione, è necessario far fede al DSM-5. Il quale ci dice che, per ottenere una diagnosi di Disturbo di Somatizzazione devono essere presenti:

Quattro sintomi dolorosi riguardanti quattro localizzazioni: testa, addome, schiena, articolazioni, torace, retto, dolori mestruali, dolori nei rapporti sessuali.

Almeno due sindromi gastro-intestinali: nausea, vomito, diarrea, intolleranza a molti cibi, meteorismo.

Un sintomo di tipo sessuale: disfunzione erettile o dell’eiaculazione, cicli mestruali irregolari, nausea in gravidanza, disturbo del desiderio sessuale.

Un sintomo pseudo-neurologico: limitazione delle funzioni motorie o sensitive, alterazioni della coordinazione e dell’equilibrio, paralisi localizzata, afonia, svenimenti, ritenzione urinaria, amnesia, difficoltà nella deglutizione.

Il DSM specifica che questi sintomi non trovano spiegazione in una condizione medica specifica, come ad esempio una patologia degenerativa.

Come si curano

Un approccio efficace al disturbo psicosomatico richiede la convergenza di diverse competenze specialistiche. Una cura efficace e duratura, mette contemporaneamente all’opera specialisti di aree differenti. coordinandone i rispettivi contributi. 

A livello psicoterapeutico si è visto che la terapia comportamentale, aiuta a modificare la relazione fra le situazioni che ti creano difficoltà e le abituali reazioni che hai. Siano esse fisiche, emotive o comportamentali. Il percorso terapeutico ti aiuterà ad affrontare tali circostanze, mediante l’apprendimento di nuove modalità di reazione. Dal lato cognitivo, la terapia ti aiuta a ristrutturare il modo in cui interpreti gli eventi negativi, avvalendosi anche di tecniche di rilassamento quali il training autogeno. 

Lo psicologo o lo psicoterapeuta, possono aiutarti a riconoscere che è presente una componente emotiva, che ti causa il sintomo fisico. Il lavoro psicoterapeutico, con la persona che presenta un disturbo psicosomatico, è incentrato nel far riemergere la parte emotiva sottostante. Questo serve a far chiarezza sulle tue emozioni, per insegnanti, dove c’è bisogno, a riconoscerle e comprenderle. 

L’obiettivo è andare a far riemergere le motivazioni, le cause e capire qual è il vero dolore all’origine dei sintomi che stai provando. 

La riscoperta ed il riconoscimento della parte emotiva, dà spazio ad una tua nuova vitalità, oltre ad essere un arricchimento e un approfondimento dei vissuti interiori.

Se questo lavoro introspettivo non viene fatto, le tue emozioni potrebbero andare a discapito del tuo benessere soggettivo. Peggiorando così la qualità dei rapporti sociali, professionali e affettivi oltre ad incrementare l’insorgere di nuove patologie.

Metti in pratica: cosa puoi fare tu

Ogni disturbo richiede un trattamento individualizzato sulla base delle caratteristiche della persona, del quadro sintomatologico e dai fattori che sembrano avere un influsso maggiore su di esso. Ma molto puoi fare anche tu. Ecco alcuni esempi di auto-aiuto che tu stesso puoi mettere in pratica: 

Training autogeno. Il  Training Autogeno (T.A.) è una tecnica di rilassamento nata agli inizi del ‘900 ad opera dello psichiatra tedesco Johannes H. Schultz, si focalizzano su diverse zone del corpo allo scopo di ottenere uno stato di rilassamento fisico e psichico. Come metterlo in pratica: prima di tutto scegli un abbigliamento comodo e una posizione confortevole, fai qualche respirazione profonda e concentrati su una zona del corpo alla volta e cercare di visualizzarla percependola in tutta la sua pesantezza.

Dopodiché visualizza ogni singola parte del tuo corpo in successione, cercando di percepirne tutto il calore. Visualizza il tuo cuore e dirigi l’attenzione verso il suo battito, immaginalo calmo e regolare. Ora immagina che anche il tuo respiro diventa calmo e regolare. A questo punto porta la tua attenzione al plesso solare (all’altezza della pancia) e cerca di visualizzarlo calmo e rilassarlo. Infine cerca di visualizzare la fronte fresca e leggera. Uno stato di tranquillità ti sorgerà spontaneamente. 

Rilassamento muscolare progressivo di Jacobson: Questa tecnica si basa sul rilassamento muscolare progressivo, ossia il rilassamento delle parti del corpo concentrandosi su una singola zona alla volta. Ovviamente, come ogni tecnica, va esercitata ed imparata, prima che funzioni in modo ottimale. L’esercizio richiede dai 15 ai 2 minuti circa, necessita di un luogo molto tranquillo ed è importante non essere interrotti durate l’esecuzione. L’intero esercizio lo puoi trovare qui, nella pagina Pillole di psicologia, Rilassamento muscolare progressivo di Jacobson

Identifica le fonti di stress quotidiano e rimuovile:

Lo stress

Lo stress è una risposta funzionale del tuo corpo, che ha azione di proteggerti dall’eccesso di stimolazioni. Il sovraccarico può presentarsi in molte forme, a volte più chiare e lampanti, altre invece è più subdolo. Per riconoscere che cosa ti procura particolare stress in questo periodo, puoi consultare la Tabella degli eventi stressanti di Holmes che trovi qui. Probabilmente sai già ben riconoscere che cosa ti sta procurando stress in questo periodo. Per quanto possibile sarebbe importante ridurle. Magari delegando parte del lavoro, chiedendo aiuto ad amici e parenti, riorganizzando tempi e metodi o trovando il modo di ricavare più tempo per te stesso e per il tuo benessere. 

Ascolta le tue emozioni

La sfera affettiva umana è estremamente varia, conoscere quali sono le emozioni ti permetterà di comprendere meglio la gamma della tua sfera affettiva. Ascoltare le tue emozioni vuol dire che sei consapevole nel momento in cui si presentano. Significa chiedere a te stesso: «Cosa sto provando in questo momento» , «Cosa mi stanno comunicando le sensazioni che provo?», «Con quali parole descriverei ciò che sto provando?». Questo ti aiuterà ad identificare quello che sti vivendo, riconoscere l’emozione, osservarla e accettarla. Se non sei abituato, potrebbe essere che all’inizio farai più fatica a trovare la risposta alle domande precedenti. Con l’esercizio, un poco alla volta divetterai abilissimo a conoscere te stesso.

Migliora le strategie di coping

Il concetto di “coping” si riferisce al modo in cui le persone rispondono e fronteggiano situazioni avverse e sfidanti. Le risorse di coping costituiscono alcune delle possibilità a cui è possibile affidarti per gestire le situazione difficili. Alcune strategie che puoi metter in pratica sono: l’ottimismo, il senso di padronanza, l’umorismo, il supporto sociale e la resilienza. Pensa alle situazioni che mettono in difficoltà la tua vita e delinea quali possono essere le strategie più adatte a te. Leggi di più su Cosa sono le strategie di Coping

Concludendo, fate sempre tutti gli accertamenti medici necessari, prima e durante la valutazione di un disturbo psicosomatico.

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